Finalmente, anche quest’anno l’estate è finita (quasi), l’autunno è alle porte (circa) e la scuola ricomincia (ci siamo). Probabilmente il mio entusiasmo non è condiviso da tutti, me ne rendo conto, ma io sono davvero contenta, soprattutto perché l’autunno è la mia stagione preferita, e l’inizio dell’anno scolastico ne è sicuramente il simbolo più emblematico.
Per me che ho sempre vissuto a Pavia, questo periodo ha poche ma ben delineate tappe: la festa del Ticino, i fuochi d’artificio e la scuola la mattina dopo. Una sicurezza. Non è cambiato poi molto da quando sui banchi c’ero io, visto che ovviamente la mia vita è totalmente regolata sul ritmo scolastico, anche se ora le estati sono molto più impegnative a causa dei recuperi per gli esami di riparazione. Ci siamo, domani cominciano gli scritti, la prossima settimana gli orali e poi si riparte.
Durante quest’estate ho avuto diversi studenti, e devo dire che tutti mi hanno dato grande soddisfazione, impegnandosi al massimo ed ottenendo dei risultati in alcuni casi, lo ammetto, insperati. La dimostrazione che quando ci si impegna le cose vanno bene; tutti hanno capito che lo studio spettava solo a loro, ma le lezioni potevano aiutarli a capire certi argomenti che durante l’anno avevano trovato troppo complicati e ad acquistare sicurezza. Bene, mi sono detta, anche questa volta ha funzionato.
Ho letto un articolo di un padre, giornalista, che raccontava di come la sua estate, e quella dell’intera famiglia, sia stata compromessa a causa dell’esame di matematica del figlio minore: si chiedeva se non avesse commesso un errore non mandando il figlio a ripetizioni durante l’anno, avendo avuto molte avvisaglie dell’esito di fine anno. Ebbene, cosa posso dire? Conflitto d’interessi o no, io credo davvero che il mio lavoro possa essere molto utile, a patto che l’impegno sia di entrambe le parti coinvolte (e aggiungiamoci pure i genitori!).
Mandare il figlio a ripetizioni non vuol dire deresponsabilizzarlo, come temeva il padre in questione, anzi; anche le lezioni pomeridiane sono un impegno che il ragazzo (e anche la famiglia) si deve assumere, e questo potrebbe aiutarlo a capire che solo con l’impegno si ottengono i risultati. Questa non è la strada facile, per nessuno. Prendere lezioni, quando necessario, durante l’anno significa non dover rovinare le vacanze estive a nessuno. La strategia più corretta è quella di non aspettare l’ultimo momento per correre ai ripari, strategia spesso inutile o, addirittura, controproducente; il lavoro deve essere costante e continuativo. E se è vero che l’unione fa la forza, si può anche pensare a delle lezioni in piccoli gruppi (per quanto mi riguarda di non più di tre studenti), di modo che i ragazzi possano confrontarsi tra loro, anche fuori dall’orario di lezione, e la lezione stessa risulti meno pesante.
Quindi, iniziamo il nuovo anno con il piede giusto: studiando. Ma, se diventasse necessario, con un intervento tempestivo.
Non augurerò “buon anno scolastico”, mi sembrerebbe una presa in giro! Ma spero tra me e me che lo sia, per tutti.